Pier Paolo Pasolini e la Cappadocia

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Nell’ambito del ciclo di incontri online Sulle tracce del luogo del Premio Carlo Scarpa 2020–2021, pensato per approfondire alcuni dei temi connessi all’ultima edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, Güllüdere e Kızılçukur: la Valle delle Rose e la Valle Rossa in Cappadocia, giovedì 3 dicembre alle ore 18, Maria Andaloro, storica dell’arte, direttrice della Missione dell’Università degli Studi della Tuscia in Cappadocia, parlerà di Pier Paolo Pasolini e la Cappadocia, insieme a Patrizia Boschiero e Luigi Latini, coordinatori delle attività del Premio Carlo Scarpa.

 

Tra maggio e agosto del 1969 Pasolini girò, prevalentemente in Siria e in Turchia, il film Medea, con Maria Callas nel ruolo della protagonista. Nelle valli e negli spazi scavati nella roccia della Cappadocia, Pasolini vide la Colchide, il regno di Eeta, figlio del Sole e padre di Medea. «La Colchide, “barbara e arcaica”, è rispecchiamento e ricreazione della Cappadocia attuale, quella del nostro 2020» racconta Maria Andaloro «le loro geografie, immaginate e reali, combaciano al punto che ogni spazio e luogo “inventato” da Pasolini per Medea risulta riconoscibile. Così che, una volta rintracciato, ogni nuovo dettaglio va a posizionarsi accanto agli altri nelle maglie di una possibile mappa topografica Colchide/Cappadocia». I materiali realizzati dal regista nel corso dell’impresa dedicata al film, i suoi testi, le testimonianze, le poesie scritte durante la lavorazione di Medea, sono la bussola che guiderà Maria Andaloro nel racconto della Cappadocia di Pasolini fra geografia reale e geografia immaginata.