Chiesa di San Teonisto

Il restauro della chiesa nel centro storico di Treviso, fortemente voluto da Luciano Benetton, è giunto al termine a fine 2017, riconsegnando alla città un importante patrimonio storico per lo svolgimento di attività culturali.

Il complesso intervento, iniziato alla fine del 2014 e affidato alla cura e alla creatività dell’architetto Tobia Scarpa nel solco del suo fertile sodalizio con il Gruppo Benetton, restituisce un’architettura rinnovata, ma capace di raccontare i segni del passato di luogo consacrato, poi gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1944 e spogliato dei suoi arredi, e infine dimenticato.

Successivamente sconsacrato e adibito a usi diversi, l’edificio è stato gestito dal Comune di Treviso fino all’acquisizione, nel 2010, da parte di Luciano Benetton, che successivamente l’ha donato alla Fondazione Benetton Studi Ricerche per farne un luogo di cultura in grado di ospitare eventi di respiro internazionale.

 

La chiesa deve il suo nome a san Teonisto, la cui salma, secondo tradizione, fu trasferita a Treviso dai cittadini di Altino a seguito della distruzione della loro città nel 452 d.C. a opera di Attila.

Oltre alle spoglie del santo la chiesa ha ospitato nel corso dei secoli numerose opere pittoriche di artisti del XVII secolo, tra cui il celebre dipinto “Le Nozze di Cana” di Paolo Veronese e bottega, ora custodito a Palazzo Montecitorio, e il grande affresco del soffitto, a opera del Guarana nel XVIII secolo raffigurante l’Assunzione della Madonna, la cui fama riecheggiava in tutti gli ambienti culturali dell’epoca. Molte opere furono trafugate nel 1810 dopo l’arrivo di Napoleone e alcune di esse sono ora sotto la tutela del Museo di Santa Caterina di Treviso e della Pinacoteca di Brera.

 

L’intervento di restauro e adeguamento della chiesa ha avuto come obiettivo prioritario il rispetto e la tutela dello spazio architettonico preesistente, attraverso l’adozione di mirati interventi di restauro e accurati dettagli disegnati dallo stesso Tobia Scarpa. Le nuove esigenze funzionali hanno trovato soluzione nella realizzazione di due tribune reclinabili che, quando sollevate, consentono di adibire l’aula della chiesa a sala da musica e auditorium, per una capienza complessiva di 300 persone. Grazie all’inserimento di un nuovo pavimento sopraelevato e a un delicato lavoro di scavo, le tribune reclinabili possono essere completamente nascoste alla vista scomparendo al di sotto della quota del pavimento e consentendo così di ottenere uno spazio completamente libero in grado di ospitare mostre ed esposizioni temporanee. Il nuovo soffitto, che segue l’originale andamento di quello crollato durante la seconda guerra mondiale, si regge su un’apposita struttura realizzata con travi metalliche vincolate ai muri d’ambito e resa indipendente dalla sovrastante copertura a capriate lignee. Nell’ex sacrestia, attigua all’aula, gli stucchi originali sono stati recuperati integrando le parti mancanti con un’attenta opera di restauro, mentre nell’area adiacente sono ospitati i locali tecnici.

L’intero complesso della chiesa è accessibile da un piccolo cortile che funge da foyer all’aperto e nel quale è collocata un’installazione di quattro colonne di cui tre sormontate da un antico capitello ionico e una da una scultura in vetro serigrafato raffigurante l’originale bassorilievo da cui è tratto il logo istituzionale della Fondazione Benetton Studi Ricerche.

L’intero progetto è impreziosito da tutti i dettagli architettonici di Tobia Scarpa, tra cui svettano i quattro lampadari in vetro soffiato presenti nell’aula, le sedute delle tribune e della platea, l’allestimento del cortile di ingresso e la nuova scala in ferro e legno dell’ex sacrestia.

 

L’importante intervento di carattere architettonico-strutturale è stato completato dal restauro e dal riposizionamento di quasi tutte le opere pittoriche originarie, grazie a un accordo trentennale tra la Fondazione Benetton e il Comune di Treviso, che custodiva le tele nelle collezioni del Museo Civico, dopo la rimozione avvenuta a seguito dei bombardamenti.

 

Tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 la chiesa è stata protagonista di una nuova fase di lavori di adeguamento tecnico e del restauro del timpano in facciata, oltre che di un’altra importante operazione culturale: l’acquisizione di tre nuove tele che completano il ciclo artistico laddove non era stato possibile recuperare i dipinti originari. A Safet Zec, artista bosniaco considerato dalla critica internazionale pittore e incisore di straordinarie qualità espressive, è stato affidato il compito di interpretare e dare nuova vita a quegli spazi vuoti lungo le pareti, scegliendo il linguaggio dell’arte contemporanea per proseguire quel dialogo con l’antico già intrapreso, nel campo dell’architettura, con il restauro critico di Tobia Scarpa.

Le tre grandi tele realizzate appositamente per la chiesa sono La veduta di Treviso, pensata per la lunetta posta sopra l’ingresso laterale, dedicata alla memoria dei tragici bombardamenti delle due guerre mondiali; L’abbraccio, per l’altare laterale sul lato opposto, opera che riprende un tema ricorrente e struggente, molto caro all’artista; L’albero, per l’altare maggiore, un soggetto inedito che esplode in tutto il suo vigore lussureggiante, una grande stupefacente chioma d’albero che invade lo spazio di luce e colori, una sorta di inno alla gioia che ha la forza di una sinfonia travolgente e liberatoria.

 

Oggi, la chiesa si offre quale luogo di cultura in grado di ospitare eventi di respiro internazionale il cui programma è gestito dalla Fondazione Benetton.