Noi/altri

conversazione pubblica
, ore -

Marc Augé, autore di Non luoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità (1993, ripubblicato nel 2009) e Per un’antropologia della mobilità (2010), sarà presentato e intervistato da Domenico Luciani, Comitato scientifico della Fondazione Benetton, e Massimo Venturi Ferriolo, docente di Estetica al Politecnico di Milano, sugli interrogativi posti dalla XXII edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, intorno a un villaggio africano, tra arcaismo e ipermodernità.

 

Da sempre, l’antropologo francese si occupa dei modi di concepire il rapporto tra le persone e i luoghi, fino all’estremo della perdita della loro relazione. Sarà un’occasione importante, che darà al pubblico la possibilità di partecipare a un dialogo che si annuncia di grande spessore culturale, ragionando insieme attorno ad alcune domande che ci stanno particolarmente a cuore: cosa significa “bisogno di luogo”? Esiste, e se sì, cos’è il genius loci nel mondo contemporaneo? I modi e i tempi del nostro vivere postmoderno ci danno ancora l’opportunità di un rapporto autentico con i luoghi della nostra vita?

 

Marc Augé (Poitiers, Francia, 1935), etnologo e antropologo, già directeur d’études presso la prestigiosa École des Hautes Études di Parigi, è uno degli intellettuali europei più noti e apprezzati. I suoi primi studi di africanista riguardano soprattutto le popolazioni della Costa d’Avorio e del Burkina Faso; a partire dagli anni ottanta il suo sguardo etnografico e la sua analisi antropologica si dirigono sulle società europee e sui “mondi contemporanei”. Nel 1986 esce Un etnologo nel metrò, saggio in cui, ponendo le basi del concetto di “non luogo”, in contrapposizione ai luoghi classici dell’antropologia (in questo caso il metrò vissuto come luogo di transito che non ci appartiene), analizza le caratteristiche della società parigina e sottolinea la paradossale e sempre più intensa solitudine vissuta dalle persone.

 

La sua analisi si concentra poi sulle relazioni tra dimensione spaziale e appartenenza ai luoghi attraverso il paradigma della “surmodernità”, ovvero dell’esasperazione delle caratteristiche moderne tali per cui le società incapaci di integrare le differenze le confinano e le racchiudono in spazi privi di contaminazioni mentre gli spostamenti continui, favoriti dalle tecnologie, aumentano le differenze. Fra le numerose pubblicazioni su questi temi: Storie del presente. Per un’antropologia dei mondi contemporanei (1997); Disneyland e altri non luoghi (1999); Rovine e macerie. Il senso del tempo (2004); Il mestiere dell’antropologo (2007); Tra i confini: città, luoghi, integrazioni (2007); Casablanca (2008); Il bello della bicicletta (2009); Il metrò rivisitato (2009); Che fine ha fatto il futuro? Dai nonluoghi al nontempo (2009).