Lalibela today

exhibition on the current situation of Lalibela

exhibition on the current situation of Lalibela

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Fondazione Benetton Studi Ricerche inaugurated the exhibition Lalibela today on Tuesday, 2nd March, an exhibition set up in parallel with the African Landscapes, 1937-1939 exhibition. Drawings and engravings by Lino Bianchi Barriviera, to also offer a current view of Lalibela, one of the world’s most valuable underground monumental complexes.

At the end of the 1930s, the monolithic churches Lalibela were a source of artistic inspiration for a series of drawings and a folder of 60 etchings by Lino Bianchi Barriviera, now on show in Spazi Bomben.

Questo ulteriore percorso proposto dalla Fondazione, vuole dunque dare un resoconto del sito nel suo stato odierno, anche alla luce delle nuove risultanze delle campagne di ricerca e di restauro.

Curata da Pietro Laureano, direttore di Ipogea-Traditional Knowledge World Bank, la mostra presenta attraverso una ventina di pannelli di fotografie, grafici, testi esplicativi i progetti su Lalibela realizzati da Ipogea per conto dell’UNESCO, del World Monument Fund e della Convenzione delle nazioni Unite per Combattere la Desertificazione.
I progetti riguardano il piano di conservazione delle chiese rupestri di Lalibela, lo studio del sistema ambientale e la realizzazione di cantieri pilota e scuole di formazione per sperimentare tecniche di restauro e di protezione dei suoli gestibili localmente dalla popolazione. L’attività di Ipogea si colloca in continuità con la lunga esperienza di interventi condotti sul sito principalmente da studiosi e architetti italiani.

I primi studi sul campo furono svolti nel 1939 da una missione italiana condotta dal professor Alessandro Augusto Monti della Corte. Grazie alla presenza del geometra Elio Zacchia e del pittore Lino Bianchi Barriviera il team italiano realizzò il primo rilievo e la prima documentazione dei monumenti di Lalibela, svelando il sito alla cultura internazionale. I rilievi e gli studi realizzati costituiscono ancora oggi la base e il riferimento internazionale per le ricerche su Lalibela.
Dal 1967 al 1970 fu iniziato il primo vasto programma di restauro di tutte le chiese, organizzato e gestito dal World Monuments Fund e dal Comitato etiope per la Conservazione e il Restauro di Lalibela. Il restauro è stato diretto dall’architetto italiano Sandro Angelini.
Successivamente Lalibela, iscritta alla lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, è posta sotto la tutela dell’UNESCO. Per conto di questo organismo internazionale alla fine degli anni ’90 l’architetto italiano Pietro Laureano, eseguì i primi studi di restauro ambientale.

Lalibela costituisce uno dei complessi monumentali ipogei di più alto valore al mondo. È universalmente celebre per le sue chiese monolitiche scavate nella roccia basaltica e riccamente decorate. I complessi più imponenti risalgono al XII – XIII sec. d. C. quando il re Lalibela, da cui la città successivamente prese il nome, volle scolpirli nella pietra a immagine della Gerusalemme Celeste. Restava sinora inspiegabile la realizzazione degli immensi sistemi ipogei in così pochi anni di tempo, realizzazione che la tradizione religiosa attribuisce a un intervento divino. La gran parte degli studiosi si era conformata a quest’ipotesi anche perché la chiesa copta locale aveva scoraggiato qualsiasi prospezione archeologica. Gli studi condotti da Ipogea attraverso lo studio comparato delle tipologie del rupestre, l’analisi del sistema dei drenaggi e di captazione delle acque hanno permesso la ricostruzione della storia di lungo periodo della città di Lalibela, dal più lontano passato troglodita, attraverso il periodo ipogeo e axumita fino alle realizzazioni medievali che costituiscono quindi in gran parte la rielaborazione di strutture precedenti. Il Ministero dei Beni Culturali Etiope ha autorizzato le prospezioni archeologiche e i ritrovamenti di mura e fortificazioni megalitiche hanno confermato l’ipotesi.