Resoconto del Workshop internazionale di progettazione 2018

Dal 25 al 30 giugno 2018 si è svolto fra Treviso, nella sede della Fondazione Benetton, e Santa Maria di Sala (Venezia) un workshop internazionale di progettazione dedicato a Il giardino di villa Farsetti a Santa Maria di Sala. Il paesaggio di una villa veneta e il suo futuro, organizzato dalla Fondazione Benetton nel quadro delle attività sperimentali sul paesaggio e la cura dei luoghi sviluppate con il proprio Comitato scientifico.

Per cinque giorni un gruppo di quindici giovani progettisti, selezionati tramite un bando pubblico, ha lavorato al tema proposto, andando ad approfondire, anche in termini progettuali, il ruolo che un importante insediamento di villa può svolgere nel paesaggio contemporaneo, nei suoi legami con il contesto sociale, culturale, territoriale.

Guidato da tre docenti di fama internazionale (Paolo Bürgi, Studio Bürgi, Camorino; Luigi Latini, Università Iuav, Venezia; Giuseppe Rallo, Soprintendenza ai BB.AA.PP. delle province di Ve-Bl-Pd-Tv, Venezia), coadiuvati da tre tutor (Elena Antoniolli, Elisa Beordo e Giacomo Casentini), il gruppo di lavoro si è immerso in un sito dalle caratteristiche eccezionali, approfondendone la conoscenza attraverso seminari con esperti e studiosi, visite e incontri con i responsabili della sua cura e gestione, per arrivare poi a delineare alcune ipotesi progettuali per un luogo emblematico della storia dell’arte, della botanica e del paesaggio veneto.

Collocato oggi al centro di un paesaggio fortemente urbanizzato, ancora segnato e caratterizzato dall’impronta visibile della centuriazione romana, centro della vita pubblica di Santa Maria di Sala, il complesso di villa Farsetti è stato in passato un “giardino delle meraviglie”, con collezioni botaniche che includevano piante provenienti da continenti lontani che da qui venivano poi diffuse nel resto d’Italia e in altri paesi.

A partire dal riconoscimento di villa Farsetti come un dispositivo che oggi può attivare le relazioni tra gli elementi di un sistema territoriale e paesaggistico ancora ben riconoscibile, si è colta anche la necessità di restituire centralità e un nuovo immaginario culturale a un complesso nato, diversamente dalle altre ville venete, per soddisfare le ambizioni di un visionario collezionista d’arte e appassionato botanico.

Gli accessi e la percorribilità, i margini del sito, il lungo asse principale prospettico in continuità con l’assetto dei campi, la multiforme presenza dell’acqua (elementi lineari, acqua di falda, prato umido), sono gli elementi che hanno guidato i progetti, svolti dai partecipanti individualmente o in gruppi.

Attraverso il processo creativo con il quale si è lavorato – ricerca, discussione, disegno – sono emersi molti elementi che hanno offerto suggerimenti per una attitudine comune e spunti per la progettazione, reinterpretando in chiave contemporanea la storia del giardino: il “fuori scala” (fisico, visivo, temporale), la connotazione estetica e ecologica del sito, l’innovazione e la tecnologia, l’approccio per sottrazione, la ricerca di nuovi punti di vista privilegiati, la sorpresa, il lusso come pausa, un nuovo lessico del giardino della villa e delle architetture verdi, la botanica e il collezionismo, il luogo come “eterotopia”, la cura e la gestione in vista di una auspicabile autonomia gestionale ed economica.

 

Nella proposta Coltivare l’immaginario. Villa Farsetti oltre il limite dello sguardo, Gregorio Grassi ha lavorato sulla grande scala, sulla percezione e sul dialogo della villa con il paesaggio agricolo e l’abitato, con un approccio estetico che guarda ai campi come espressione della mutevolezza delle stagioni e considera il giardino come scenografia temporanea, per creare curiosità ed interesse ma anche nuove economie attraverso forme di programmazione delle coltivazioni dal carattere innovativo.

Nel lavoro La linea picta. Alla ricerca di venustas e utilitas nel paesaggio di villa, Eleonora Baccega si è interrogata su cosa ci attrae in un luogo, cosa ci porta a ritornarvi e ha sviluppato il tema dell’imponente viale di tigli, ripreso come elemento rigidamente strutturante gli spazi ma reinterpretato con alberi da frutto e fioriture che si estendono nella campagna, in un intervento che lavora su una maggiore attrattività (venustas) ma, allo stesso tempo, può generare nuove attività e introiti legati alla presenza di orti e frutteti (utilitas).

Al progetto intitolato La Sala nel Bosco. Il lusso come pausa nel paesaggio agricolo di villa hanno lavorato Elisa Calore, Andrea Davoli, Matteo Furian, Lucarini Gianmarco e Agata Scudo, tracciando modifiche significative nella viabilità limitrofa, per dare più respiro alla “passeggiata” e privilegiare la possibilità di una pausa tra stanze verdi dove l’estetica e la funzionalità del giardino e della campagna vengono messe in dialogo.

Scoprire le ambizioni e la collezione perduta del Farsetti, in un luogo dove conoscere e diffondere la cultura botanica, un pensatoio/spazio espositivo articolato in un sistema di piazze e stanze verdi, è il tema sviluppato da Arjola Miraka, Sara Navacchia, Marta Ortolani e Marek Turosik nella proposta La vocazione Arte e Natura. Collezione di spazi botanici.

Infine, Francesco Caleffi, Arianna Lorenzon, Chiara Salemi e Alessio Tamiazzo, nel progetto Propagazione. Recuperare resistenze: un teatro di acqua e culture nella città veneta, hanno proposto una forte connessione con il contesto attraverso la ricucitura delle reti ecologiche, lavorando in particolare sull’acqua, e immaginando un sistema di spazi aperti/piazze generato dal sagrato della chiesa.

Nell’ultima giornata di workshop, il gruppo ha condiviso queste idee progettuali, in modo informale, con il sindaco di Santa Maria di Sala, Nicola Fragomeni, che ha manifestato un grande interesse e il suo appoggio a questo lavoro, che l’amministrazione ha sostenuto con convinzione fin dall’inizio.

La presentazione pubblica dei progetti è prevista nel prossimo autunno e per quell’occasione sarà anche pubblicato, a cura della Fondazione, un “giornale del workshop” che, come già avvenuto per Prato della Fiera di Treviso e Maredolce di Palermo, ne sintetizzerà i contenuti consentendone la diffusione capillare.

 

Il workshop è stato organizzato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche in collaborazione con il Comune di Santa Maria di Sala, con il coordinamento di Simonetta Zanon.

Hanno contribuito, attraverso seminari, testimonianze e materiali, Margherita Azzi Visentini (Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, Politecnico di Milano); Antonio Buggin, Carlo Pajaro e Alessio Stocco (Settore Tecnico,Comune di Santa Maria di Sala); Mariapia Cunico (architetto paesaggista, Università Iuav, Venezia); Martino Lazzari (Area Servizi Culturali, Comune di Santa Maria di Sala); Luciano Mauro (agronomo e paesaggista, Salerno); Ettore Muneratti (Università Iuav, Venezia); Tiziano Tempesta (docente di Estimo e Economia ambientale, Università di Padova); Francesco Vallerani (docente di Geografia, Università Ca’ Foscari, Venezia); Loris Vedovato (ingegnere, Santa Maria di Sala).