Sítio Santo Antônio da Bica

Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino

I edizione, 1990

La giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino ha deciso, all’unanimità, di attribuire la prima edizione (1990) a Roberto Burle Marx (San Paolo, Brasile, 1909) per il Sítio Santo Antônio da Bica (Barra de Guaratiba, Rio de Janeiro).
Si tratta di un evento di “verde disegnato” che coniuga, e compone in unità d’immagine, sapienza botanica rigorosa e cultura figurativa spregiudicata. E lo fa grazie a un atto di sintesi magistrale e di spettacolare creatività. Ricerca scientifica e invenzione artistica sono, in Burle Marx, indistinguibili. Indagine sul patrimonio botanico brasiliano, identificazione delle sue peculiarità, lotta per la sua conservazione, uso di questo patrimonio come alfabeto compositivo: tutto ciò corre parallelo lungo più di mezzo secolo di inesauribile operosità.
Questo sito, che comprende il giardino, la residenza annessa, il vastissimo orto botanico di flora brasiliana, un laboratorio di sperimentazione, ha costituito, con atto munifico e lungimirante, donazione allo Stato, nella prospettiva di un uso pubblico responsabile.
In fondo ai pensieri e alle opere di Roberto Burle Marx sta la costruzione di una consapevolezza alta del significato di un rapporto possibile e corretto tra l’uomo, con la sua storia, la sua ragione, la sua immaginazione, e la natura. Il riconoscimento intende premiare un’opera singolare ed esemplare, il cui significato trascende la dimensione brasiliana e si impone come lezione di valore generale. Intende, inoltre, rendere omaggio all’opera lunghissima e coerente di un architetto del paesaggio e del giardino che si è affermato tra i maggiori di questo secolo, e ha impresso a questa specifica professionalità una svolta secca e feconda. Roberto Burle Marx ha infatti spezzato i vincoli obbligati di una codificazione del “disegnare il verde” che precludeva a codesto esercizio l’appartenenza all’attualità tumultuosa, rischiosa ed esaltante della cultura artistica, e lo ha così riportato alla storia e alle avventure dell’immagine; d’altra parte ha sempre rifiutato che questa tensione potesse realizzarsi attraverso le più spericolate e oltraggiose manipolazioni dell’identità della materia floreale ed arborea.
È del tutto conseguente, dunque, ch’egli sia tra i propugnatori più rigorosi dei valori dell’ecologia e tra i più implacabili giudici dei disastri perpetrati nell’Amazzonia. Il Premio Carlo Scarpa vuole segnalare anche questo ruolo, che appartiene alla sua autentica personalità di “architetto del paesaggio”.

Motivazione del Premio Carlo Scarpa 1990, a cura della Giuria.