Museumplein di Amsterdam

Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino

XIX edizione, 2008

La giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino ha deciso di dedicare l’edizione 2008 al Museumplein, il “campo dei musei” di Amsterdam, spazio aperto cruciale per la vita della città e per le prestigiose istituzioni culturali che vi si affacciano; spazio testimone allo scadere del XX secolo di una modificazione radicale, promossa dall’Amministrazione Pubblica, disegnata e governata dal paesaggista Sven-Ingvar Andersson.
Si tratta di un caso esemplare, nel quale un’idea chiara, il potere di coordinamento degli interventi e il coinvolgimento della comunità sono riusciti a dare a un’enorme spianata preesistente, trafficata e storicamente irrisolta, il carattere di un luogo che parla, nonostante le visibili sofferenze gestionali, il linguaggio della misura e della dignità, nella forma di un “campo dei musei”, vasto prato in dialogo col cielo, capace di accogliere in libertà le figure della natura, luce, acqua, alberi, e le presenze varie di cittadini e di visitatori, fino ai grandi raduni collettivi.
Il disegno e il governo della modificazione del Museumplein costituiscono, nel loro insieme e per il nostro tempo, un’opera magistrale dell’arte di paesaggio, spinta a mostrare la forza meravigliosa della semplicità. Con queste parole Sven-Ingvar Andersson offre la più sicura sintesi del suo concetto ispiratore. «Il centro di un ciclone è detto “occhio” ed è una zona di quiete circondata dallo strepito e dall’infuriare di forze dinamiche. Quando ci si trova nell’occhio del ciclone si avverte allo stesso tempo l’energia vitale delle forze scatenate e la calma acquietante del silenzio. Museumplein è l’occhio del ciclone al quale dà corpo e anima la città di Amsterdam. Sin dall’inizio, la mia intenzione è stata quella di rendere visibile il vuoto e udibile il silenzio, per permettere la creazione di un recipiente vuoto disponibile a essere colmato di vitalità fisica e spirituale, una vitalità che lo animerà sempre e che potrà talora esplodere con la forza di una marea travolgente.
L’occhio, ovvero il recipiente vuoto, deve avere una forma semplice capace di esprimere dignità, perché è con semplicità e dignità che sarà possibile dar vita a un dialogo tra le istituzioni culturali presenti sul campo e il cielo sovrastante, tra lo spazio aperto e l’aria. I cittadini del quartiere, i rappresentanti delle istituzioni, i frequentatori abituali e i politici non mi hanno suggerito il progetto; mi hanno però dato molte informazioni. Ho ascoltato le loro esigenze, i loro sogni, le loro aspettative, e io le ho ripensate con fantasia, cercando di arrivare a un risultato di semplice dignità».

Testo tratto dalla Motivazione del Premio Carlo Scarpa 2008, a cura della Giuria.