Castelvecchio di Verona

Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino

XII edizione, 2001

La giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino ha deciso all’unanimità di dedicare la dodicesima edizione al Castelvecchio di Verona.
È un luogo che appare oggi come stratificazione, quasi come collage avventuroso di sedimenti diversi della memoria; fatto di parti, momenti, materiali, figure d’acqua diverse, dal grande fiume che passa sotto i tre archi del suo ponte ai piccoli gesti di artificio disegnato, vertici dell’invenzione del nostro tempo. Spazi e manufatti formano insieme un sistema sorprendente di torri, corti, giardini, percorsi nei quali si alternano stanze e spazi aperti senza soluzione di continuità, camminamenti orizzontali e verticali. Molti pezzi sono stati montati, smontati, di nuovo rimontati, aggiunti e sottratti, da una vicenda storica lunga almeno due millenni. Eppure l’insieme dà forma a una testimonianza storica unitaria.
Questo collage avventuroso messo insieme da una storia di lunga durata, esprime con forza unitaria e leggibile il proprio patrimonio di memoria. Questo luogo si mostra al nostro tempo e alla nostra sensibilità con le fattezze di una speciale capacità di metabolizzare cambiamenti e di pretenderne altri, nuovi, novissimi.
Castelvecchio possiede una percettibile vitalità, dimostrazione che la qualità di un luogo, la sua stessa identità, sono innanzitutto date dall’inesauribile tensione verso nuovi equilibri tra conservazione e innovazione; e che questi equilibri possono essere cercati solo all’interno di un suo governo coordinato e autorevole.

Ormai da mezzo secolo Castelvecchio esprime il suo carattere riconoscibile nella forma e nella vita di un museo, museo non museificato, museo come centro gravitazionale per la conoscenza della storia di sé, della storia della città, della storia delle arti della città e del territorio pertinente.

Castelvecchio è, dunque, la dimostrazione del valore che può assumere il dialogo tra una committenza pubblica illuminata e una capacità mirabile di misurare forme, distanze e dimensioni di oggetti e di giardini, e di dominare col disegno il rapporto inventivo tra oggetti e spazi aperti. In questo senso assume particolare luce il capitolo novecentesco costituito dal dialogo tra Licisco Magagnato e Carlo Scarpa; e Castelvecchio diviene così anche il luogo che la giuria sceglie per mostrare quanto sia significativo e pregnante il fatto che il premio porti il nome di questo felice inventore di giardini.

Testo tratto dalla Motivazione del Premio Carlo Scarpa 2001, a cura della Giuria.