«Benedetto chi ti porta, maledetto chi ti manda»

L’infanzia abbandonata nel Triveneto (secoli XV-XIX)

 

a cura di Casimira Grandi
Fondazione Benetton Studi Ricerche-Canova
Treviso 1997

XIV-352 pagine
38 illustrazioni a colori e 30 in bianco e nero
prezzo di copertina 19,11 euro
ISBN 88-87061-25-4
(Studi veneti/monografie, 6)

La storia dell’infanzia abbandonata nell’area veneta è ancora un territorio di ricerca relativamente inesplorato e potenzialmente assai fertile, poiché sono presenti da secoli in ogni capoluogo le istituzioni per i bambini “esposti” e nei paesi del contado alcune case di raccolta. Un’analisi diversificata degli istituti preposti può cogliere la dinamica delle forme di assistenza in relazione ai mutamenti nella definizione di paternità e di filiazione, in un più ampio quadro di storia dei sentimenti e dei cambiamenti della vita familiare. Emerge un nuovo spessore della memoria storica dell’infanzia abbandonata veneta (e non solo). È un panorama in cui i brefotrofi delle varie province informano la loro attività in relazione alle esigenze locali, pur avendo tutti tratto origine dalla comune matrice di generici ospizi. La creazione di specifiche forme di assistenza a favore dell’infanzia abbandonata si avvia tra Cinque e Seicento, per acquisire autonomia funzionale rispetto agli indifferenziati “contenitori assistenziali” che fino ad allora erano gli ospedali. Non così per Venezia, dove già nella prima metà del secolo XIV è fondato un istituto specificamente preposto a tale scopo.
Il quadro veneto si allarga grazie a una serie di finestre sul sorgere e sull’affermarsi dell’assistenza all’infanzia nei territori contigui, in altre parti d’Italia – in particolare a Firenze, Bologna, in Sicilia – e anche al di là dei confini italiani.
In appendice, un repertorio fotografico di alcuni tra i più significativi “segnali” di identificazione del Sette e Ottocento, provenienti dagli archivi di vari brefotrofi, consente di cogliere con immediatezza la complessità dei sentimenti dei genitori “abbandonici” e rafforza la suggestione di questo fenomeno che, ancor prima degli storici, ha colpito la fantasia popolare e quella dei romanzieri, contribuendo alla mitizzazione del misterioso abbandono nella “ruota” e della figura dell’esposto.

 

Indice del volume

Presentazione, di Gaetano Cozzi, VII

Introduzione, di Casimira Grandi, XI

Tavola delle abbreviazioni, XIII

“L’abbandono”
Carlo Corsini, Una “inondante scostumatezza”. Gli esposti dell’Ospedale degli Innocenti di Firenze, 1840-1842, 3

Emanuela Renzetti, Il segno degli esposti, 23

Ada Neiger, L’immagine dell’infante abbandonato nella narrativa veneta, 33

Sezione “Gli esposti oltre l’istituzione”
Paolo Prodi, I figli illegittimi all’inizio dell’età moderna. Il trattato De nothis spuriisque filiis di Gabriele Paleotti, 49

Adanella Bianchi, Madri e padri davanti al tribunale arcivescovile. Conflitti per il mantenimento dei figli illegittimi a Bologna alla fine del Cinquecento, 58

Lucia Sandri, Dinamiche politico-istituzionali e sorte degli esposti nell’Ospedale degli Innocenti di Firenze (secoli XV-XVI), 64

Bruno Bortoli, L’affidamento degli esposti tra controllo sociale ed economicismo assistenziale nell’Ottocento, 74

Daniele Gazzi e Andrea Zannini, Redditi da baliatico e integrazione sociale degli esposti in una comunità montana del secolo XIX, 84

Silvana Raffaele, Il caso siciliano. Forme alternative di famiglia: adozioni, legittimazioni e riconoscimenti nel secolo XIX, 101

Renata Russo Drago, Cenni su sistemi assistenziali a confronto nell’Ottocento italiano, 109

Sezione “Gli ospizi di terraferma per l’infanzia abbandonata”
Juanita SchiaviniI Trezzi, Per la storia dell’assistenza agli esposti in Bergamo. L’Ospedal Grande di San Marco e il suo archivio (secoli XV-XVIII), 115

Ivana Pastori Bassetto, “Le angustie di molti bisogni”. Aspetti patrimoniali della Ca’ di Dio di Padova tra Cinque e Seicento, 132

Maria Luigia De Gregorio, I libri Ruota di San Marcello nel secolo XVIII, 144

Pisana Visconti, La Casa centrale degli esposti di Treviso in epoca austriaca, 152

Graziella Andreotti, I contrassegni degli esposti, forme di una sensibilità magico-religiosa nel Polesine del secondo Ottocento, 170

Marina Garbellotti, Un brefotrofio per più città: la Domus Pietatis di Verona (secolo XVIII), 197

Sezione “L’abbandono a Venezia”
Francesca Cavazzana Romanelli, Gli archivi ecclesiastici veneziani per la storia degli esposti, 215

Lidia Fersuoch, Le modalità dell’esposizione infantile a Santa Maria della Pietà di Venezia durante la veneta Repubblica, in particolare nell’anno 1778 more veneto, 225

Casimira Grandi, P come Pietà: i segni corporei dell’identità istituzionale sugli esposti di Santa Maria della Pietà di Venezia (secoli XVII-XIX), 242

Franca Cosmai, “e mi creda la di lei umilissima serva N.N.”. Le modalità dell’esposizione infantile a Santa Maria della Pietà di Venezia durante la seconda dominazione austriaca, 257

Conclusioni

Volker Hunecke, L’invenzione dell’assistenza agli esposti nell’Italia del Quattrocento, 273

Appendice

Il segno del segreto, a cura di Casimira Grandi, 287

Mozione, 307

Bibliografia, 309

Indice dei nomi e dei luoghi, 333