Sarajevo +20, appunti per una civiltà della diversità

incontro pubblico
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Ennio Remondino, per molti anni inviato speciale del Tg1 e reporter di guerra, parlerà della Sarajevo di vent’anni fa e di quella d’oggi, fra l’idealità e la resistenza d’allora e la delusione del presente.

 

Scrive Remondino: «Può esistere una misura per l’orrore? Non credo, anche se, nel mio piccolo metro personale Sarajevo è al massimo. Può esistere una misura per l’eroismo silente nell’ostinarsi a vivere contro tutto e contro tutti? Non credo, ma sempre nel mio piccolo metro personale a Sarajevo ho conosciuto una quantità di Eroi maiuscoli. Puoi innamorarti di un luogo coi sentimenti riservati agli esseri umani? A Sarajevo mi è accaduto. Vent’anni fa ho amato perdutamente Sarajevo. Oggi, vecchio amante sopravvissuto, quel mio lontano amore, terribilmente lucido nel ricordo del suo essere assoluto, genera solo amarezza. Di fronte al piccolo presente che lei, Sarajevo, e io, reporter di guerra in disuso, possiamo assieme rappresentare oggi. […]

 

Lei via via sempre più irriconoscibile. Nell’aspetto e nei suoi modi d’essere. Io sempre più critico e distante da quella città che vedevo trasformarsi sotto i miei occhi, snaturata nei suoi sentimenti, cedevole alle tentazioni dell’appartenere per meglio vivere. […]

 

Chi racconta con simpatia legittima della Sarajevo formalmente pacificata di oggi non ha conosciuto la Sarajevo in guerra che la pace sostanziale, convinta, la condivideva con le sue quattro principali identità culturali e religiose.»