Santi alle finestre e Gente di confine

incontro pubblico
, ore
Treviso, spazi Bomben

La Fondazione Benetton propone l’incontro pubblico Santi alle finestre e Gente di confine, collaterale alla mostra Finestre in Val del Biois. Enzo Dematté. Note, racconti, poesia, aperta negli spazi Bomben di Treviso fino a domenica 11 febbraio.

 

Della cultura delle genti di montagna, intercettata e valorizzata da Enzo Demattè (1927–2014), scrittore, poeta, studioso, insegnante, parlerà Loris Serafini, direttore del MusAL – Fondazione Papa Luciani, che ne discuterà con Donata e Francesca Demattè, curatrici dell’esposizione.

In occasione dell’appuntamento, la mostra sarà aperta ai visitatori anche giovedì 1° febbraio dalle ore 17.

 

Enzo Demattè scoprì la Valle del Biois nell’Agordino, cuore geografico delle Dolomiti, nei primi anni cinquanta del Novecento, ne studiò i caratteri originali e li rielaborò in diverse scritture: racconti, poesie, saggi. Avvicinò artisti locali e paesani, divulgò le loro opere e la loro lingua. Quella del Biois, è una valle che ha dato molti contributi alla cultura e all’arte del territorio alpino durante i secoli. Loris Serafini ne parlerà, sottolineando le ragioni del profondo legame fra Enzo Demattè e quel luogo e ciò che ancora oggi suggestiona chi percorre i sentieri, le strade, i paesi, le case e le chiese della «Valle coi santi alle finestre», chiamata così proprio dallo scrittore.

 

Le attente ricerche, gli studi, gli scritti di Dematté sul territorio, sugli uomini, sul paesaggio della montagna agordina, – oggi raccolti in Fondazione Benetton nel Fondo Demattè –, mostrano l’amore per i luoghi, l’amicizia con i tanti protagonisti locali e il racconto che accompagna la loro evoluzione nel tempo e nello spazio.

 

«Nelle opere di Demattè», afferma Loris Serafini, «spiccano gli elementi che dipingono una tavolozza completa di quella che fu, è stata e potrebbe ancora essere la civiltà dolomitica di questa straordinaria Valle, che ha dato al mondo decine di personalità dell’arte, della letteratura, della fede. Una civiltà montana che, con la sua cultura, antica e profonda, esprime tutto il suo valore universale. Si parlerà di religiosità e devozione popolare, analizzate attraverso gli affreschi di santi “protettivi” e della “ Madonna con il bambino” sulle facciate delle case; della realtà degli ex contadini di montagna e di quale prospettiva concreta di riappropriazione dei luoghi da parte degli abitanti potrebbe esserci; del bosco, come esempio di una natura che, pur selvaggia, stabilisce una relazione armoniosa con l’uomo; e, in prospettiva, di una montagna che si possa collocare al centro di un sistema articolato, rispettoso di specificità ambientali e territoriali, capace di stimolare un senso di appartenenza condiviso, anche in chi la montagna non la abita».