Agenda marzo 2019

Noi e la Scuola

La Fondazione Benetton considera da sempre la scuola un interlocutore privilegiato a cui dedicare attenzione e proposte specifiche, con l’obiettivo di svolgere, assieme a molti altri, un ruolo complementare nel processo di formazione dei più giovani, ruolo che viene apprezzato dagli insegnanti e dalle famiglie. 

Se si guarda alle definizioni dell’enciclopedia Treccani, pensiamo di poter essere partecipi di un processo educativo, se è vero che educare significa «promuovere con l’insegnamento e con l’esempio lo sviluppo delle facoltà intellettuali, estetiche, e delle qualità morali di una persona, specialmente di giovane età». 

In questo processo di avvicinamento dei ragazzi al mondo della cultura abbiamo lavorato a scala diversa, dalla classe singola della scuola De Amicis di Treviso, la quinta C, alla quale abbiamo appena offerto un percorso formativo sui temi dell’affresco nella città dipinta, alle decine di migliaia di studenti che negli anni hanno partecipato al progetto nazionale dedicato all’articolo 9 della Costituzione italiana, con eventi che hanno avuto luogo in tutto il territorio nazionale. All’avvio di ogni progetto ci sorprendiamo della qualità della risposta, della passione con cui lavorano molti insegnanti, dell’energia che si può sprigionare dai giovani quando si riesce a coinvolgerli nel modo giusto, anche in contesti territoriali non semplici. Anzi, forse sono proprio le aree apparentemente più problematiche a riservare le migliori soddisfazioni, perché è qui che si trova una maggior “fame” di cultura, percepita come possibile antidoto alle situazioni socialmente più complicate. Vengono alla mente gli allievi del Liceo Basile di Palermo, nel cuore del quartiere Brancaccio, in aule che trovano spazio in edifici requisiti alla malavita, dove saltano all’occhio spesse inferriate alle finestre; i loro coetanei di Scampia, che trovano la voglia di adottare pezzi del loro quartiere per sottrarli al degrado, prendendosene cura. In un contesto decisamente meno complicato, come quello del Comune di Fiumicino, realtà periurbana di Roma con tutti i suoi problemi e contraddizioni, abbiamo avuto la riprova del fatto che i beni culturali, in questo caso l’area archeologica di Portus, possono diventare una palestra dove sperimentare la pratica della bellezza e della cura dei beni comuni, creando una rete di rapporti e attività che hanno permesso di costituire una comunità patrimoniale, come definito dalla Convenzione di Faro – ottimo esempio, con la Convenzione del Paesaggio, di come due provvedimenti comunitari potrebbero, se solo venissero applicati, costituire un’idea di Europa. 

È un lavoro che richiede molte energie, che però porta grandi soddisfazioni. Vedere bambini partecipare a una lezione concerto, durante la quale finiscono per cantare in latino, vale molto di più di dotte dispute sull’attualità del suo insegnamento. Raccogliere domande puntuali da ragazze e ragazzi degli ultimi anni di liceo, dopo che hanno partecipato a un incontro sulla libertà di stampa, dà la netta percezione di quanti giovani siano già dotati di una buona capacità critica, sempre indispensabile per crescere, oggi più che mai.

 

Marco Tamaro 

direttore della Fondazione