Agenda dicembre 2019

Ascoltare con i propri passi

L’Agenda di dicembre ospita un intervento di Elena Lorenzetto, borsista presso la Fondazione Benetton nel 2019, tutor nell’ambito del workshop annuale di progettazione dedicato al fiume Muson e, in particolare, al paesaggio delle vie d’acqua da Mirano alla laguna di Venezia.

 

Osservare, camminare, ascoltare costituiscono uno strumento efficace per l’analisi e il progetto di paesaggio, tanto più se l’ambito è il paesaggio fluviale contemporaneo, che non ha confini definiti e che richiede uno sguardo di attenzione ampio. Nulla meglio che esserci, con il proprio corpo, permette di sviscerare la complessa e stratificata interazione tra uomo e acqua.

A questo proposito, durante il workshop, abbiamo compiuto un itinerario alla scala della città diffusa, che seguisse – per circa una ventina di chilometri – il corso del Muson da monte verso la laguna di Venezia, lungo il quale soffermarsi a piedi su alcuni punti e tratti che raccontano in maniera emblematica questa relazione.

Uno dei temi emersi è, innanzitutto, quello delle opere di ingegneria idraulica, che hanno definito nei secoli il rapporto dell’uomo con l’acqua: i mulini storici, le botti a sifone e lo stesso canale Taglio come storico intervento di rettificazione del corso d’acqua.

È poi evidente la dominanza fisica e percettiva delle infrastrutture viarie rispetto al paesaggio e al fiume, che abbiamo potuto cogliere camminando vicino al Passante autostradale di Mestre e nell’adiacente Parco Porara, costruito come opera di compensazione alla realizzazione della bretella. Camminare sia in quest’area che nel giardino storico di Villa Belvedere a Mirano è stato il metodo più efficace per provare direttamente la contraddizione tra due proposte completamente differenti di parco urbano, osservando non solo i loro elementi progettuali, ma anche le pratiche che vi si svolgono, l’atmosfera che vi si respira, le comunità che li frequentano.

Infine, i percorsi a piedi hanno permesso di cogliere il molteplice rapporto tra fiume e costruito.

Da una parte, esplorando il centro urbano di Mirano, dove il Muson interagisce con le ville e i giardini storici, facendo da specchio e amplificatore di bellezza; dall’altra, intrufolandosi negli spazi della città diffusa, dove il fiume diventa retro di zone industriali e spazio residuale delle attività agricole. Inoltre, lungo gli argini abbiamo potuto fare esperienza di soglie e limiti di accesso, che sollecitano questioni come il rapporto tra pubblico e privato, tra rurale e urbano, tra pieni e vuoti.

Esplorare in scala estesa il fiume Muson è stato essenziale per lavorare sul progetto in modo diretto, integrando alla cartografia, alla bibliografia e agli interventi seminariali, il materiale raccolto da tutti i partecipanti: dalle tracce audio e video agli appunti scritti, dagli schizzi agli oggetti simbolici recuperati lungo il cammino.

Ha permesso di prefigurare possibilità progettuali, di scovare piccoli spazi ad alto potenziale paesaggistico, di intuire – seppure in pillole – le criticità dell’abitare quotidiano.

A dimostrazione, anche questa volta, che ascoltare coi propri passi è un atto di creatività intrinseca, oltre che di conoscenza e affezione ai luoghi.