Ca’ Scarpa

Da ottobre 2020 la Fondazione Benetton Studi Ricerche dispone di un nuovo spazio espositivo a Treviso, in via Canova 11.

Destinata ad attività culturali, Ca’ Scarpa rappresenta oggi una nuova tessera del mosaico dei luoghi per la cultura in centro storico a Treviso voluto da Luciano Benetton.

 

«Primo a esser restaurato tra gli edifici dell’intricato complesso dell’ex Intendenza di Finanza di Treviso [dopo l’acquisizione da parte di Edizione Property nel 2018], quello della Chiesa di Santa Maria Nova si inaugura con il nome di Ca’ Scarpa. Dichiara così l’intenzione di presentarsi come spazio espositivo e centro vitale di attività che si sostanziano, nell’orbita della Fondazione Benetton Studi Ricerche, della vicinanza di Carlo e Tobia Scarpa. Non un museo, quindi, ma un luogo aperto che possiede come riferimento primo il lascito culturale e gli stimoli provenienti da queste due figure legate alla storia e ai luoghi del paesaggio trevigiano, non solo per l’architettura – si pensi infatti alla trentennale vicenda del Premio Carlo Scarpa per il Giardino –, guardando alla città, ma anche al richiamo culturale che Carlo e Tobia Scarpa rappresentano in chiave internazionale.

La postura stessa dell’edificio nella struttura urbana dichiara il ruolo nodale che la ex chiesa può assumere rispetto alla città e i diversi luoghi che rappresentano la rete estesa della committenza culturale Benetton a Treviso. Da un lato l’edificio si spinge fuori dal perimetro di un grande isolato che ha già visto, sul fronte opposto, il restauro degli edifici del Tribunale e delle prigioni asburgiche (ora Gallerie delle Prigioni) e che adesso si offre all’uso urbano e alla percezione pubblica con una sorprendente successione di chiostri e cortili; dall’altro lato, Santa Maria Nova segnala, con la sua presenza ritrovata, lo scorrere visibile e invisibile delle acque di una roggia (o canale Siletto) che raccoglie altri momenti di questa presenza diffusa di edifici recuperati e trasformati in luoghi di cultura: si pensi, in particolare, a monte, alla concatenazione dei palazzi Bomben e Caotorta con il giardino affacciato sull’acqua (ora sede della Fondazione Benetton Studi Ricerche), alle Gallerie delle Prigioni lambite dalla roggia e infine, più lontana, alla Chiesa di San Teonisto: tutti edifici che hanno visto la presenza di Tobia Scarpa e la committenza di Luciano Benetton. Diventa allora interessante rileggere la storia di Santa Maria Nova nella sua evoluzione da luogo di culto a vero e proprio “magazzino”, con una struttura prima ottocentesca e poi novecentesca, nel contesto di una quasi labirintica ossatura conventuale che ha veduto soppressioni, adeguamenti alla vita militare di ospedali e caserme, ripetute ferite e distruzioni di guerra e, infine, la sistematica invasione di carte e spazi legati alla Finanza. La chiesa, che per due secoli rimane immutata nella sua missione di deposito, oggi è il primo edificio del grande compendio della ex Intendenza di Finanza ad affacciarsi sulla vita pubblica della città senza nascondere, per merito del progetto di Scarpa, questa consolidata vocazione alla custodia temporanea, più che alla conservazione.

L’edificio che oggi vediamo prende forma nella seconda metà del Cinquecento, all’interno di un vasto comparto nel quale si fondono il più antico monastero benedettino di Ognissanti e quello di Santa Maria Nova, con l’omonima chiesa. Tutto questo in epoca napoleonica seguirà le sorti della soppressione degli ordini religiosi, diventando prima ospedale militare e poi sede di caserme. La chiesa subisce diversi adattamenti funzionali con la costruzione di solai e partizioni interne, assumendo una configurazione che resta tale anche quando, con il Regno d’Italia, farà capo a una caserma, e non sarà scalfita dalle bombe nella Prima e nella Seconda guerra mondiale. Dalle distruzioni nasce, nel dopoguerra, il progetto di adattamento del complesso a sede dell’Intendenza di Finanza e più tardi, negli anni Ottanta, la chiesa sarà svuotata delle sovrastrutture otto-novecentesche, recuperata nel suo apparato murario originario, per ospitare la struttura metallica su tre piani di un nuovo “magazzino stampati”, più funzionale e stabile del precedente.

Ca’ Scarpa, che grazie al progetto di Tobia Scarpa conserva e dialoga con questa recentissima struttura, è stata inaugurata sabato 24 ottobre 2020 con la mostra Cappadocia. Il paesaggio nel grembo della roccia, dedicata al luogo scelto nella trentunesima edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino».

 

Luigi Latini, Ca’ Scarpa a Treviso. La città e i luoghi della committenza Benetton per la cultura,

tratto da «Casabella», lxxxiv, 913, settembre 2020, pp. 55-56.