Ludus/ludere

Giocare in Italia alla fine del medio evo

di Alessandra Rizzi
Fondazione Benetton Studi Ricerche-Viella
Treviso-Roma 1995

236 pagine
prezzo di copertina 21,69

ISBN 88-85669-67-0
(Ludica, 3; prima ristampa 2014)

 

 

Alla fine del medio evo (secoli XIII-XV) mentre nell’Italia di vecchia tradizione comunale i regimi signorili e principeschi intensificavano il controllo sui comportamenti sociali, anche le attività ludiche diventavano motivo di crescenti attenzioni. Le autorità civili e i rappresentanti della Chiesa si preoccuparono soprattutto di combattere l’azzardo. Tuttavia fu indispensabile concedere qualcosa all’“infame” vizio, giungendo persino, con l’istituzione della casa da gioco pubblica (la baratteria), a trarne talora un vantaggio economico.
Cresceva, inoltre, nelle autorità laiche la consapevolezza del valore strumentale del gioco, e non solo a fini addestrativi e di ricreazione, ma anche propagandistici e sociali; il palio diventava, così, il gioco “pubblico” dell’Italia di tradizione comunale fra Tre e Quattrocento: espressione della memoria cittadina e momento in cui far confluire istanze religiose e politiche. Anche la Chiesa giunse alla fine a riconoscere la necessità del gioco: così, alle soglie di una nuova età, se lo Stato aveva assunto il monopolio dei grandi spettacoli pubblici, la Chiesa avrebbe cercato di controllare, almeno in parte, la ludicità dei singoli.

 

Indice del volume

Premessa, p. 7

Un dilemma nella riflessione dei contemporanei, p. 9
Il gioco illecito nel pensiero tardomedievale, p. 15
Bernardino da Siena: un modello nella lotta contro l’azzardo, p. 25
Violenza e povertà per gioco alla fine del medio evo, p. 39
Il gioco tra regolamentazione laica e proibizione religiosa. L’azione dei comuni: il gioco di fortuna…, p. 53
… e l’attività fisica, p. 89
L’intervento della Chiesa, p. 103
La moralizzazione del gioco nel pensiero religioso tardomedievale, p. 149
«pro bravio sive palio currendo»: un gioco promosso nell’Italia dei comuni, p. 171

Conclusioni, p. 205
Indice dei nomi e delle cose notevoli, p. 211

 

Alessandra Rizzi ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Storia sociale europea nel 1992 e dal 1996 è ricercatrice di storia medievale presso l’Università di Venezia. Si occupa prevalentemente di edizioni di fonti e di storia della mentalità, con particolare attenzione ai comportamenti ludico-festivi dell’uomo tardomedievale.
Vincitrice di una delle borse di studio “Stefano Benetton” nel 1991, per la sua tesi di dottorato riguardante la riflessione sul gioco in Italia negli ultimi secoli dell’età di mezzo, collabora da tempo con la Fondazione per la redazione della rivista «Ludica», continuando, nel contempo, gli studi nell’ambito della storia del gioco (attualmente si sta occupando di trattati sul gioco fra Quattro e Cinquecento).