La geografia serve a fare la guerra?

Riflessioni intorno a una mostra

Massimo Rossi
Fondazione Benetton Studi Ricerche-Antiga Edizioni
Treviso 2016, 151 pagine, 35 illustrazioni a colori
prezzo di copertina 25 euro, ISBN 978-88-99657-53-6

La monografia riprende e approfondisce i temi affrontati nell’omonima esposizione organizzata da Fondazione Benetton Studi Ricerche con l’allestimento di Fabrica, Treviso, spazi Bomben, 6 novembre 2016-19 febbraio 2017

 

 

Il pretesto di questo libro è il centenario della Grande Guerra che diventò “Prima” solo per un bisogno ordinatore rispetto alla Seconda, e che nelle narrazioni dei protagonisti assunse da subito l’aggettivo che doveva chiarirne la sproporzione rispetto a tutte le precedenti. Ma si tratta appunto di un pretesto per riflettere in realtà sul senso e l’utilità di una disciplina: la geografia.

Una carta geografica è il risultato di un’officina culturale molto attenta a comporre un messaggio mediatico con gli strumenti che le sono propri: i simboli, la scala, i colori, i toponimi, anche se indubbiamente lo “spirito del tempo” non può che pervadere anche il lavoro del geografo, che vive e opera nel medesimo contesto storico in cui si verificano gli eventi, in questo caso una guerra mondiale, che modifica la natura dei luoghi, ridisegnandoli con nuovi attributi su apposite “carte da guerra”. Attraverso una serie di riflessioni e interviste a geografi, storici, antropologi e paesaggisti (Marco Aime, Piero Del Negro, Giuseppe Dematteis, Franco Farinelli, Giuseppe Gullino, Domenico Luciani, Francesco Micelli, Leonardo Rombai, Massimo Quaini), l’autore indaga la formazione di un pensiero dominante e come questo abbia influenzato le carte geografiche che diventarono veri e propri manifesti di propaganda per trasmettere concetti (il confine naturale, la nazione) e rivendicare la sovranità storica, culturale e linguistica su territori sottoposti ad altre entità politiche. Insieme allo Zeitgeist, lo spirito culturale di un’epoca, la monografia esplora anche le mappe di geografi non accademici, come Cesare Battisti, che criticamente proponevano altre letture del rapporto storico tra luoghi e comunità. Ma una carta geografica è anche l’esito di una sottrazione – la terza dimensione – al globo terrestre, e può moltiplicare le proprie potenzialità non appena un artista decide di dialogare con essa. Il libro analizza la straordinaria efficacia del gesto artistico capace di produrre nuova semantica e un diverso approccio tra uomo e immagine del mondo. Dunque, la geografia serve a fare la guerra? Come tutti i saperi la geografia non è né buona né cattiva, dipende dall’uso che ne facciamo, perché è l’uomo a fare la guerra e per raggiungere i suoi obiettivi è disposto a utilizzare tutte le discipline disponibili, quindi non solo la geografia ma anche la fisica, la chimica, la geometria, la matematica, la storia, l’antropologia, la linguistica …

 

Massimo Rossi (1959), geografo storico, si è laureato con lode in Lettere all’Università di Ferrara e ha conseguito il dottorato di ricerca in geografia storica presso l’Università di Genova. Vincitore di una borsa di studio della Newberry Library di Chicago (1989), ha lavorato all’Istituto di studi rinascimentali di Ferrara come coordinatore dell’Archivio storico della cartografia estense. Insegna Geografie del territorio contemporaneo allo IUAV, Dipartimento Culture del Progetto, e dal 1996 è responsabile della cartoteca della Fondazione Benetton Studi Ricerche.

 

Indice del libro

Prefazione, di Marco Aime, 8
Ringraziamenti, 12
Introduzione, 17
Rocce e acque, 23
Segni umani, 45
Carte etnico-linguistiche
Atlante della nostra guerra
Cesare Battisti geografo
La geografia alla conferenza per la pace
Il nome dei luoghi
Carte da guerra, 95
Colombi viaggiatori
La mappa gastronomica del Veneto
Ricognitori, foto aeree e aggiornamento cartografico
Guerra e letteratura
Mappe e arte in mostra, 111
A cosa serve la geografia?, 125
Bibliografia, 136

Materiali cartografici, iconografici e opere esposti, 144