La voce degli altri. Memorie di un interprete

incontro pubblico
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Chi è l’interprete? È colui che mette in comunicazione due o più mondi, culture e lingue, con un solo obiettivo: far comprendere anche ciò che le parole non dicono. È un filtro, un messaggero, un consigliere e, anche, un funambolo. È la voce degli altri. Il suo è un talento affinato parola dopo parola, e che prende le mosse dal requisito principe di questa professione: la curiosità per tutto ciò che è altro.

Paolo Maria Noseda, che da trent’anni traduce e interpreta, racconterà questo mestiere sconosciuto e prezioso, tra storie, riflessioni e suggestioni, in un incontro pubblico nel giardino della Fondazione Benetton Studi Ricerche, nell’ambito della rassegna “Spazi Bomben incontri”. Lo spunto sarà offerto dal suo libro La voce degli altri. Memorie di un interprete (Sperling & Kupfer, 2016), che l’autore presenterà dialogando Marco Tamaro, direttore della Fondazione Benetton.

 

Nel corso degli anni, Paolo Maria Noseda è entrato in contatto con un immenso e ricchissimo campionario di umanità, regine e top model, attori e registi, manager e rockstar, scrittori e politici: la sua vita lavorativa, e non solo, è un mosaico di tessere uniche, in cui ogni incontro regala una sfumatura insolita, una prospettiva diversa, un significato nuovo.

Il libro è impreziosito dai racconti dal backstage della trasmissione Che tempo che fa – in cui Noseda svolge il ruolo di interprete “ufficiale” –, dalla trascrizione di una conversazione inedita fra Bono Vox e Roberto Saviano, da una commovente lettera di ringraziamento di Daniel Pennac a tutti i suoi traduttori e da molto altro ancora.

Fra aneddoti divertenti, meditazioni sul potere della lingua parlata e scritta, e l’evocazione di mille incontri e scontri di culture, La voce degli altri apre uno squarcio su una professione talvolta incompresa, in cui si è tanto più bravi quanto più si rimane invisibili, sempre al servizio degli altri, sempre al servizio della parola. «Le parole risuonano e danzano, ma sono anche un potente incentivo alla fantasia: sono il mezzo con cui gli scrittori ci fanno “vedere” le loro storie» scrive l’autore «divengono modi di dire, slogan, dichiarazioni, riescono a farsi sogno e, a volte, preannunciano il silenzio, altrettanto rumoroso dell’urlo. Loro ancelle sono tono e intensità, ritmo e pause: gli elementi che le caratterizzano e le rendono diverse ogni volta che cadono, come perle, dalla nostra bocca».